Vita sedentaria: perché è così dannosa?
Settembre 26, 2022Osteopata, fisioterapista, chiropratico, fisiatra e ortopedico: chi sono
Ottobre 5, 2022Dolore psicosomatico: cosa fare?
Cos'è il disturbo psicosomatico?
Il disturbo psicosomatico si definisce come la risposta fisica ad un disagio psicologico. Questi disturbi si possono considerare malattie vere e proprie perchè comportano veri danni a livello organico. In particolare, situazioni di stress, ansia, paura costante o forte preoccupazione possono portare il fisico ad esprimere, sotto forma di dolore fisico, un disagio più profondo.
I disturbi psicosomatici sono più comuni di quello che si può pensare, infatti a tutti è successo di provare dolore al collo o dolore allo stomaco in momento di particolare stress emotivo. In questa famiglia però rientrano anche altre patologie di cui è difficile capire l'origine e perciò anche diagnosticarle e curarle. Tra questi disturbi troviamo anche due patologie su cui si vocifera molto, ma sulle quali non si sa ancora molto, ovvero la vulvodiania e la nevralgia del pudendo.
Vulvodinia e Nevralgia del pudendo
Un disturbo di cui ultimamente si è parlato molto è la nevralgia del pudendo e vulvodiania che purtroppo arriva spesso ad essere invalidante in quanto mina la sicurezza in se stessi.
Quando si parla di nervo pudendo, si fa riferimento al nervo principale della zona pelvica, da cui si diramano tutti i nervi diretti verso la pelvi e gli organi connessi, come l’apparato urinario e quello genitale. La nevralgia del nervo pudendo sorge quando questo nervo si infiamma.
Nella fase iniziale si avverte un dolore insistente che si irradia dall’osso sacro e dal perineo fino al pube e all’inguine, con fitte e sensazione di “scossa elettrica”, che si acuisce durante i bisogni fisiologici. A volte il dolore diventa così forte che rende quasi impossibile lo stare seduti.
Gli antidolorifici non sono efficaci, o lo sono per un tempo limitato. La nevralgia del pudendo può condizionare enormemente la vita di chi ne soffre, influendo negativamente su molti aspetti quotidiani, negli spostamenti, negli incontri, sul lavoro e nell’intimità. Gli esami strumentali vanno a ricercare infiammazioni o lesioni locali, ma spesso non trovano motivazione al dolore a rinviando ad altri esami, facendo diventare il dolore cronico.
Per quanto riguarda la vulvodinia, si parla di una sindrome fortemente invalidante, che rientra nelle cosiddette allodinie, condizioni essenzialmente caratterizzate dalla comparsa di dolori associati a stimoli normalmente innocui. La patologia colpisce gli organi genitali femminili e si manifesta con bruciore e dolore cronico che compare soprattutto durante la minzione o i rapporti sessuali. Nelle forme più severe, la malattia provoca dolori molti intensi, spesso descritti come scosse elettriche, punture di spillo o coltellate, e può comportare vere e proprie lacerazioni della cute e delle mucose coinvolte.
Per le donne affette da questa condizione, semplici azioni come camminare o indossare un paio di jeans possono diventare molto complicate; a volte, persino portare gli slip può risultare insopportabile
Ma cosa sappiamo sui meccanismi patofisiologici di questa patologia?
Quello che avviene nella vulvodinia riguarda una eccessiva stimolazione di alcune cellule del sistema immunitario, ovvero i mastociti, che provocano una risposta immunitaria atipica e causa l'irritazione locale. Questa irritazione provoca la stimolazione indiretta delle terminazioni nervose che controllano la percezione del dolore e a sua volta provoca delle contrazioni muscolare. Questo meccanismo che si instaura crea un circolo vizioso che si auto alimenta portando il dolore a permanere a lungo anche a seguito di stimoli normale innocui.
Questo circolo vizioso in medicina viene chiamato sensibilizzazione centrale, e non riguarda solo la vulvodinia o la nevralgia del pudendo, ma anche patologie come la fibromialgia, colon irritabile, sindrome della fatica cronica o disturbi cronici che durano da più di 6 mesi.
La sensibilizzazione centrale
La sensibilizzazione centrale è un fenomeno caratterizzato da una alterazione della trasmissione degli stimoli dalla periferia ai centri nervosi superiori.
Inizialmente è innescata da una lesione tissutale, una patologia o da stress che sensibilizza i nocicettori e innesca una sensibilizzazione periferica, ovvero un meccanismo normale e fisiologico che permette al corpo di innescare il meccanismo di protezione e riparazione. In condizioni normali questo processo è reversibile: al cessare dello stimolo periferico, sia il nocicettore che il neurone centrale che aveva portato l'informazione di danno, tornano alla normalità. Può succedere però, che al fermarsi dell’infiammazione periferica, il neurone centrale non ritorni allo stato iniziale, in questo caso, allora, la sensibilizzazione diventa centrale.
Gli studi dicono che dopo 3 mesi un dolore si auto perpetua e si autoalimenta perchè con il passare del tempo più segnali di dolore arrivano al cervello, anche da diverse locazioni, più il cervello fa attenzione a quei segnali, perchè vuole controllarli e amplifica il segnale, creando degli “errori di sistema” con conseguente cambiamento di softwerd ( cambiamenti neuroplastici).
Questo ovviamente aumenta il carico di stress nella persona interessata. Quello che succede è come se questi errori di sistema fossero un megafono tra il corpo e il cervello, che amplifica enormemente quello che si sente. Si diventa molto più percettivi e più attenti a quello che succede a livello del corpo, e quindi anche minimi stimoli o movimenti che normalmente sarebbero innocui e non dolenti, diventano dolorosi.
Per spiegare meglio questo concetto occorre un esempio pratico. Pensiamo all'allarme di casa mal impostato, che invece di suonare quando viene rotto un vetro, suona per ogni minimo movimento. Questi dolori sono il risultato del cambiamento di softwerd avvenuto nel corpo, perchè non sono stati ascoltati i messaggi di errore/ dolore precedentemente mandati dal corpo. Infatti il corpo si è adattato a non essere ascoltato e ha iniziato ad urlare più forte amplificando anche i minimi stimoli che prima erano innocui.
Quindi questo circolo vizioso è attivato dallo stile di vita, quindi la cura oltre che fisica dovrà prendere in esame anche lo stile di vita vizioso che ha portato all'insorgenza del disturbo o dolore. Per questo è importante affidarsi oltre che a un'osteopata o fisioterapista, anche a uno psicologo o psicoterapeuta, che aiuti innanzitutto ad individuare il problema che spesso non è scontato, e anche ad affrontarlo con diverse tecniche di rilassamento, empowerment e mindfulness.
In questi casi il cambiamento dei sintomi sarà lento perché il miglioramento richiede tempo, ma questo approccio spesso è decisivo per la guarigione.
Quello che tengo a sottolineare però, è che essere indirizzati da uno psicoterapeuta, non vuol dire essere pazzi e immaginarsi il dolore, ma vuol dire che probabilmente c’è un meccanismo psichico, che comprende pensieri e comportamenti, che portano alla contrazione neuro muscolare che provoca dolore. Quindi il dolore esiste davvero e se gli esami strumentali non danno risultati, il tuo disturbo potrebbe essere questo.